mercoledì 21 aprile 2010

risate a ca**o

“Non sono solitamente un uomo che prega, ma se sei lassù, per favore salvami, Superman!”
(Homer Simpson)

Mi sono arrovellata il cervello per qualche giorno, non riuscivo proprio a capire perché quella barzelletta insignificante comparsa su Facebook mi facesse ridere così tanto. Dapprima ho ipotizzato che la ragione fosse la mia stupidità, ma poi mi è sembrato troppo scontato. Allora ho dato la colpa a quello yogurt scaduto: lo so che Brunetta dice che dobbiamo risparmiare mangiando anche le cose che hanno passato la data di scadenza, ma, dico io, se lui non è più cresciuto dall’età di 8 anni un motivo ci dovrà pur essere no? Io qualche domanda in più me la porrei. Comunque bando ai bamboccionismi, ecco il testo incriminato:
Un uomo esce ubriaco da un bar. Vede una suora, la insegue e, dopo averla pesta a sangue, le dice:
“Ti credevo più forte, Batman!”

Ora, possibile che io, data la religiosità dell’argomento, abbia associato questa barzelletta alla citazione precedente e abbia immaginato l’uomo ubriaco col volto di Homer Simpson? Se Dio è Superman…chi poteva essere la suora se non Batman? Si spiegherebbe così uno dei grandi misteri della vita: l'origine della mia idiozia!
…mah!

martedì 20 aprile 2010

Ci sono cose che non si possono dimenticare...

…per tutto il resto c’è l’alcool!!!

“All’alcool!
La causa di, e la soluzione a, tutti i problemi della vita!”
(Homer Simpson sull’alcool)

Vi è mai capitato di fare la figura degli emeriti coglioni e di essere smerdati persino dal più sfigato della situazione? Intendo cose gravi però eh! Non parlo di quando entrate urlanti in una classe che credete vuota e invece è piena, o sbalzate per aria una professoressa mentre correte per i corridoi, o fingete di sentirvi male se il professore di Scienze decide di interrogarvi sull’apparato riproduttivo umano, o attraversate da parte a parte un’aula con un doppio ingresso durante una lezione. Tralasciamo le varie involontarie emissioni d’aria in situazioni scomode. Quando eravate bambini diventavate viola fino alla cima dei peli delle orecchie e volevate sparire nei colli delle magliette o sotto le sottane delle vostre mamme. Ma adesso che siete grandi e le mamme non portano più le sottane già da un bel pezzo cosa fate? L’unica soluzione è cercare di dimenticare tutto, fingere che non sia successo niente, ignorare le risate e le dita puntate contro, interpretare le occhiatine come un’epidemia di strabismo collettivo. E cosa c’è di meglio in questa situazione di una bella bevanda rinfrescante, un liquido corroborante che rinfranchi il corpo ma anche lo spirito umiliato? Ma che sia abbondante, badate bene! Poiché studi scientifici accreditati sembrano confermare che 3 o 4 bicchieri non sono affatto sufficienti a cancellare il trauma subito, anzi acuiscono il dolore e la sofferenza. E allora giù di bottiglia e su di gomito! Se “Ceres c’è” voglio esserci anch’io! E’ mai possibile che fuori dal party ci siamo rimasti solo io e George? Sto pensando di programmare un’invasione…un’invasione di massa…perché è solo nell’unione di tutta la collettività che il singolo può trovare la dimensione collocativa della sua esistenza…assaltiamo quei palazzi…i palazzi simbolo del potere repressivo della società…facciamo irruzione…nei wine bar, nei pub, nelle birrerie, nelle cicchetterie, nelle rosticcerie, nelle cantine sociali, nella vigna di Highlander…prendiamoci quello che ci spetta! E dopo tutto questo:
Cosa possiamo bere per dimenticare di avere un problema con l’alcool? (cit. Yahoo answers)

mercoledì 14 aprile 2010

write here, write now

"Hai fatto del tuo meglio e hai fallito.
La lezione è: non provare mai!"

Homer Jay Simpson

Italiani! Oggi è un grande giorno! No, non abbiamo riconquistato la Libia e i treni non arriveranno di nuovo in orario. Oggi ho compiuto finalmente l’insano gesto. Qualcosa di cui temevo mi sarei pentita a vita, per questo ho aspettato tanto prima di agire. Alla tenera età di 26 anni e con il sogno di bambina di diventare scrittrice…ho inviato per la prima volta un racconto ad un concorso. Perché non l’ho fatto prima? Semplice: per non scoprire subito quanto faccio schifo! Finchè non ne hai la prova, puoi sempre credere che sarebbe andata bene se solo tu l’avessi voluto davvero. E’ più accettabile la mancanza di ambizione, che viene sempre vista nell’accezione negativa dell’arrivismo, piuttosto che la mancanza di talento.

E a proposito di talento, c’è chi non ha paura di fare figuracce (Corrida docet) e si fionda ad Italia’s Got Talent, dove:
- un talentuoso (?) Rudy Zerbi, simpatico come un boxer che ti risale e ti si infila su tra le natiche, può consigliarti di chiamare il tuo gruppo NTM (Non Tornate Mai Più)
- Maria De Filippi può mandare il suddetto a cagare con nonchalance
- Angela Troina (un nome, una marca, una garanzia) Favolosa Cubista e Nonna Progressiva può ballare la house
- Due ruttomani possono esibirsi in un canto che viene dal profondo dell’anima dal quale tutti noi possiamo trovare una nuova fonte di iNspirazione
- Anche la sosia grassa di Minchia Platinette, Nanà (o Nanà…ve?) può danzare con garbo
Io voto comunque per il cantautore incompreso che con Ten Second of Silence ha confermato il detto:
«Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio.»

venerdì 2 aprile 2010

I love chocolate

Se vi avessero detto che un giorno avreste smesso di desiderare la cioccolata ci avreste creduto? Io per niente. Come avrei potuto soltanto pensare che la cioccolata che amavo così tanto ieri mi avrebbe dato la nausea oggi? Mi sembrava un pensiero così assurdo. Eppure è così. Non voglio più la cioccolata. O almeno non la voglio più come la volevo prima.
Ovviamente la cioccolata non simboleggia la Pasqua imminente, questo non è un discorso allucinato provocato da un abuso di uova di cioccolato...putroppo! La cioccolata è la metafora dei miei sogni di bambina, quando tutto era così vitale e necessario. Quando anche un sacchetto di patatine poteva diventare un tesoro inestimabile da conquistare con lacrime e occhietti dolci, capricci e preghiere. Lo so molto bene io perché con i continui “Mi compri questo?” e “Mi compri quello?” (ben due varianti, notate) fino ai vent’anni i miei non hanno mai voluto che andassi a fare la spesa con loro, a meno che non fossero obbligati.
Capisci che sei diventato grande quando non basta più dire “Me lo compri?” ma devi mettere mano al tuo portafogli se vuoi comprarti qualcosa. Quando i tuoi genitori si ammalano e non te lo nascondono. Quando i negozi della tua infanzia falliscono e chiudono. Quando devi andare a un funerale. Quando non hai più voglia di cioccolata.