Svariati Atenei hanno deciso di aderire allo sciopero tramite sospensione degli esami.
Qualcuno ne ha sentito parlare? Suppongo di no, a parte i diretti interessati, ovvero docenti, ricercatori, studenti. Nel caos generale di questa situazione d’incertezza ho letto cose che mi sono sembrate l’emblema della stupidità che ottunde i nostri cervelli “tele-sodomizzati”. Ma su tutte, una: “Sarebbe meglio protestare con sit-in e lezioni all’aperto, questo sciopero non è abbastanza visibile perché la televisione non ne parla”. LA TELEVISIONE NON NE PARLA?!? Cioè, voi mi state dicendo che la televisione non parla di una protesta che si oppone ad una manovra del Governo? Strano, davvero. Eppure, diamine, gli studenti universitari non possono dare esami, i docenti e i ricercatori-docenti sono riuniti in assemblee quotidiane, l’istituzione scolastica è in rivolta quasi per intero. E dico “quasi” perché, purtroppo, è difficile reperire informazioni sulla situazione del proprio Ateneo, figuriamoci su quella degli altri! Che qualcuno stia facendo passare una protesta così eclatante sotto silenzio? Nella nuova era del Big Brother (non il reality, per carità!), dopo che Orwell ci ha insegnato che anche la Storia (quella con la “S” maiuscola) può essere cambiata, trovo terrificante che qualcuno si chieda ancora perché la televisione non stia parlando dello sciopero. Così come trovo terrificante che la nostra realtà diventi tale solo nel momento in cui viene trasmessa da un qualche presunto tg d’informazione, perché SE NON LO DICE LA TV ALLORA NON STA SUCCEDENDO. La “visibilità” di cui si parla è, permettetemi la citazione (liberamente sintetizzata da L’occhio di Joker di Alberto Abruzzese): “la possibilità di comunicare e rappresentare, cioè la garanzia per tutti i soggetti e gli oggetti di apparire sul territorio di appartenenza, di esprimersi in una dimensione pubblica, di avere accesso alle informazioni”. Avere il controllo dei mezzi di comunicazione vuol dire disporre dello straordinario potere di rendere oggetti, persone, situazioni più o meno visibili sullo spazio pubblico, dunque anche di decretare quali informazioni debbano essere rese disponibili e quali no. E forse non è un caso che di protesta si parli solo su Internet, dove il potere della visibilità è pressoché nelle mani di tutti gli utenti (nonostante le limitazioni che si stanno imponendo anche sul web).
La protesta ESISTE, anche se la televisione non ne parla o parla d’altro per distogliere l’attenzione. La protesta STA ACCADENDO ora, non lasciamola morire nel silenzio.
Non vi preoccupate, gli esami prima o poi li farete, se ci sarà ancora un’università da frequentare…
“Silenzio stampa” o “Silenzio, stampa!”?